Signor Ministro,
è stato inviato ai rettori il Decreto
dell’ex ministro Fioramonti secondo il quale alcuni corsi universitari possano
essere erogati solo secondo il tipo a) (per intenderci: in presenza). Ecco il
passo preciso:
“I corsi di studio nelle classi
relative alle discipline di cui all’articolo 1, comma 1, lettere a) e b) della
legge 2 agosto 1999, n. 264, e nelle classi L19, L24, L39, LM51 e LM85, nonché
dei diplomi di specializzazione di cui all’articolo 34 del decreto legislativo
17 agosto 1999, n. 368, possono essere
istituiti esclusivamente secondo il tipo a) di cui all’allegato 3, punto A,
del decreto ministeriale 25 ottobre 2019, n. 989, recante le linee generali di
indirizzo della programmazione delle università 2019-2021″
Crediamo che questa sia una posizione
dettata da pregiudizi contro l’e-learning e da scarse conoscenze didattiche.
Tale posizione non permette di intervenire sui fattori reali che potrebbero incidere
sulla qualità dei corsi in oggetto. La decisione, che modifica precedenti dettami
ministeriali, è stata presa senza nessuna consultazione delle comunità che
fanno ricerca nel settore e danneggia potenziali ricerche sull’innovazione
della didattica universitaria.
Da un lato, nel mondo accademico italiano
vi è interesse all’innovazione e al progresso scientifico, dall’altro emergono
posizioni – basate su pregiudizi e idiosincrasia e per nulla scientificamente
supportate – che fanno arretrare la ricerca italiana e la indeboliscono
rispetto ai partner europei e mondiali. In questo caso, poi, si colpiscono il
diritto allo studio e le legittime richieste di molti studenti, in una fase che
non vede sicuramente l’Italia brillare per la percentuale della popolazione
universitaria.
Più nello specifico ci preme sottolineare
le seguenti questioni:
1. dal Decreto non emergono le motivazioni
scientifiche che hanno portato alla scelta.
2. Se la motivazione, come sembra leggere
tra le righe, è quella dell’impossibilità di gestire tirocini e laboratori on
line di qualità occorre precisare che:
a.
i tirocini sono svolti
già ora in contesti professionali “fisici” e sono gestiti con le stesse
modalità dai corsi di laurea sia in presenza, sia on line;
b.
in relazione ai
laboratori la qualità è data, come si preciserà, dalle strategie adottate e
dall’organizzazione didattica, e questo vale sia per i corsi on line, sia per i
corsi in presenza:
– i laboratori che si basano su
attività, singole o di gruppo, prevalentemente discorsive possono addirittura
trarre vantaggio dall’on line, che garantisce una maggiore ricorsività tra immersione
nelle pratiche e distanziamento dalle stesse. Gli strumenti per la
comunicazione on line garantiscono partecipazione, condivisione e riflessione,
sono testati con successo da anni in Italia e all’estero, ed esistono innumerevoli
ricerche che ne sottolineano l’efficacia. Recentemente attività on line sono
state adottate da molti corsi in presenza per le loro potenzialità didattiche;
– in relazione ai laboratori che si
basano su attività, singole o di gruppo, che richiedono l’utilizzo di strumentazioni
e tecnologie professionali, sono oggi sperimentate soluzioni tecnologiche di
avanguardia adottate anche dai laboratori in presenza che si giovano di
attrezzature digitali di simulazione. Pertanto la distinzione distanza-presenza
è oggi quanto mai pretestuosa: la vera differenza è nelle didattiche adottate.
Non sono la presenza o la distanza a fare la differenza, ma le tecnologie messe
a disposizione, la qualità dell’applicazione delle metodologie e il rapporto
studenti-docente.
d. Si parla spesso della centralità
della relazione umana nell’insegnamento e come essa sia maggiormente garantita
nella presenza. Vorremmo ricordare che per disposizione ministeriale il numero
massimo di studenti dei corsi di scienze dell’educazione, ad esempio, è 250 e
che la maggioranza dei corsi raggiunge e supera tale tetto. Sfidiamo chiunque
ad affermare che per lezioni con alcune centinaia di studenti in aula sia
possibile parlare di relazione educativa di qualità o anche semplicemente di
relazione umana. D’altro canto dalla ricerca internazionale emerge come
attività on line interattive abbiano permesso di costituire comunità fortemente
coese sia a livello emotivo, sia cognitivo.
e. Nei laboratori in presenza, sebbene
in molti casi il rapporto studenti per docente sia minore rispetto alle lezioni,
è veramente tale da garantire pratiche interattive e una partecipazione attiva
di ogni studente? Un rapporto minore, se attuato, richiede nei corsi in
presenza un alto numero di docenti, per cui nessuna università in presenza, eliminate
rarissime eccezioni, a oggi garantisce personale incardinato per i laboratori.
Dal punto di vista della qualità dell’apprendimento, invece, è molto più
complesso il lavoro di coaching che l’erogazione di una lezione frontale e
sarebbero necessari docenti esperti. I laboratori on line potrebbero
permettere, se ben gestiti e con un numero adeguato di tutor, una differente
gestione del tempo e una supervisione e un feedback da parte dei docenti
titolari del corso. I problemi precedenti determinano che molti laboratori dei
corsi in presenza sono in realtà delle lezioni frontali che ben poco
favoriscono l’acquisizione di competenze. Ugualmente potrebbero essere erogati
dei laboratori a distanza con pratiche non interattive. Sottolineiamo di nuovo che
il problema non sia distanza o presenza, ma la tipologia del dispositivo
didattico utilizzato.
3. Una domanda infine: ammesso e non
concesso di poter ritenere sempre e comunque impraticabili i laboratori on
line, argomento peraltro senza nessun fondamento teorico come precedentemente è
stato dimostrato, perché non si è pensato di permettere corsi blended ovvero di
tipo b e c?
In sintesi. Per la qualità dei corsi,
sicuramente le attività laboratoriali non possono essere trasformate in lezioni
frontali: video da ascoltare, in corsi on line; lezioni cattedratiche a cui
assistere, nei corsi in presenza. Il problema pertanto è la strategia didattica
adottata, e questo vale sia per i corsi in presenza, sia per i corsi on line:
numero di studenti per docente, organizzazione spaziale, tipologia delle
attività. Il problema pertanto, e questo vale sia per i corsi in presenza, sia
per i corsi on line, è avere degli strumenti per garantire e validare la
qualità dei laboratori, ben sapendo che a oggi sono presenti situazioni critiche
anche nei corsi in presenza per la scarsità di aule e di docenti e per l’arretratezza
dei modelli didattici.
La scelta effettuata dal ministero colpisce
sia università in presenza, interessate all’innovazione o a soluzioni blended,
sia telematiche. Colpisce soprattutto migliaia di studenti che si vedrebbero
negato il loro diritto allo studio, in particolare gli studenti lavoratori o
quelli affetti da disabilità che ne compromettono la mobilità. In una fase in
cui si parla di Life Long Learning e di formazione continua, come fattori nodali
per l’innovazione e la competizione internazionale, quali opportunità si
forniscono e quali strategie si intendono adottare per soddisfare l’enorme
richiesta di formazione soprattutto di quelle fasce di popolazioni che non
possono adeguarsi ai tempi e agli spazi dei corsi in presenza?
Direttivo SIREM
Pier Giuseppe Rossi – Università degli studi di Macerata – Presidente
Pier Paolo Limone – Università degli studi di Foggia – Vice presidente
Luciano Galliani – Università degli studi di Padova -Past President
Pier Cesare Rivoltella – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Past Presdient
Andrea Garavaglia – Università degli studi di Milano – Segretario
Salvatore Colazzo – Università degli studi di Lecce
Floriana Falcinelli – Università degli studi di Perugia
Davide Parmegiani – Università degli studi di Genova
Maurizio Sibilio – Università degli studi di Salerno
Rassegna stampa:
Lettera aperta sulla didattica digitale, Il Sole 24 ore, 28/1/2020
https://www.ilsole24ore.com/art/lettera-aperta-didattica-digitale-AC2rx5EB
Telematiche, lauree nel caos, Italia Oggi, 28/1/2020
https://www.italiaoggi.it/news/telematiche-lauree-nel-caos-2420108